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mercoledì, agosto 02, 2006

Ogni cosa è illuminata


Rieccomi alla tastiera dopo quasi un mese di inattività e vacanza, per di più a scrivere di una pellicola uscita quasi nove mesi fa.
Il film è l'opera prima, come regista e scrittore, di Liev Schreiber, attore "di secondo piano" della scena hollywoodiana, una di quelle facce che si riconoscono subito ma alle quali spesso non si è in grado di associare un nome. Questi ha deciso di cominciare la propria carriera "autoriale" partendo da un libro di Jonathan Safran Foer, giovane scrittore ebreo americano. La storia racconta del viaggio di Foer, ben interpretato da Elijah Wood, in Ucraina, alla ricerca della donna che aiutò il nonno ebreo a fuggire dall'Europa durante la seconda guerra mondiale. Il viaggio si rivelerà più importante del previsto, cambiando per sempre la vita del protagonista e dei due ucraini che lo accompagnano nella sua ricerca.
Non so se per il libro sia la stessa cosa, ma il film è diviso abbastanza nettamente in due parti. Se il primo tempo infatti si concentra sul lato comico della vicenda, con dei siparietti piuttosto divertenti, la seconda parte invece si avvicina al dramma con diverse scene toccanti. Questa mancanza di coesione è forse il più grande difetto del film, che rimane comunque molto gradevole e capace di emozionare in diversi modi lo spettatore.
Si spera che Schreiber continui così.

Voto: 7 / 10

1 commento:

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo con te. Si avverte che manca qualche cosa, nonostante sia di fatto un bel film. Io trovo, ma è un'impressione del tutto personale .), che anche la tanto osannata magia degli oggetti, che sono al centro di ogni vicenda e al tempo stesso la metafora del legame (e vincolo familiare) tra il ragazzo e le sue famiglia di origine, non abbia quella forza, quella suggestione che gli si vuol attribuire. Comunque, si capisce e si apprezza lo sforzo di voler illuminare ogni cosa. Fttixsonali