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venerdì, marzo 02, 2007

Lettere da Iwo Jima


Sono passati più di quarant'anni da quando Clint Eastwood si impose sul grande schermo grazie ai ruoli interpretati nei film di Sergio Leone. Il regista italiano diceva che Clint aveva due espressioni: con il cappello e senza. In tutto questo tempo il texano dagli occhi di ghiaccio è maturato parecchio, regalando al pubblico grandi, grandissimi film, soprattutto negli ultimi anni. Gli spietati, Un mondo perfetto (purtroppo sottovalutato), Mystic River e Million Dollar Baby, tanto per citarne alcuni. L'anno scorso poi, Eastwood ha deciso di girare un dittico sulla celebre battaglia di Iwo Jima, analizzando la vicenda sia dal punto di vista statunitense che da quello giapponese. L'operazione, sicuramente originale, si è rivelata un successo, soprattutto nella sua seconda parte, ovvero questo Lettere da Iwo Jima., confermando ulteriormente il talento del regista.
Sull'isola giapponese di Iwo Jima, il generale Kuribayashi (Ken Watanabe) viene inviato dall'Impero per sovrintendere alle operazioni di guerra e alla preparazione dell'esercito in vista dell'imminente e inevitabile battaglia con l'esercito americano. Kuribayashi, avendo vissuto negli Stati Uniti, ha una visione differente della rigidità del codice militare giapponese, il che causa non poco malcontento tra i suoi sottoufficiali ma non manca di fargli guadagnare il rispetto dei soldati più umili. Continuando l'approfondimento dei diversi personaggi che compaiono nella pellicola, grazie soprattutto a degli efficacissimi flashback, l'obiettivo della macchina da presa si sposta sulla tragedia della battaglia e delle conseguenze che essa ha sui soldati nipponici. Ognuno dovrà fare i conti con la propria indole e il proprio codice comportamentale.
Eastwood, come scritto qui sopra, ricorre spesso al flashback per affrescare i personaggi che popolano la pellicola e questa volta lo fa in maniera magistrale, cosa che invece non era accaduta in Flags Of Our Fathers, dove l'espediente era risultato meno armonioso. In questo "secondo capitolo" invece il regista dirige splendidamente un ottimo cast, su tutti un Watanabe divino, e tutto sembra essere al posto perfetto nel momento perfetto, dalla bellissima fotografia alle ottime musiche. Quello che colpisce di più però è la sincerità dell'iniziativa eastwoodiana e il sentimento con cui porta sullo schermo una cultura che non è la sua, con una sensibilità e un rispetto non comune e che, in questo frangente (bellico), non mi sarei aspettato.
Se poi riesce a non far pesare due ore e mezzo di sottotitoli alla lingua originale giapponese (e per una volta mi sento di ringraziare i distributori italiani) e a commuovere lo spettatore, allora forse ci troviamo di fronte a un capolavoro.

Voto: 9 / 10

5 commenti:

Anonimo ha detto...

"e per una volta mi sento di ringraziare i distributori italiani": sì, ma non prendiamoci troppo l'abitudine. Borat è in arrivo.
PinoInsegnoGarcia85

Anonimo ha detto...

"ricorre spesso al flashback per affrescare i personaggi che popolano la pellicola e questa volta lo fa in maniera magistrale, cosa che invece non era accaduta in Flags Of Our Fathers, dove l'espediente era risultato meno armonioso."

stra-quoto

capolavoro davvero

Anonimo ha detto...

ot: da kekkoz chiedevi di clooney nell'intrigo, te la do io una parolina assomiglia a BIAGIO IZZO e per tutto il tempo non ho fatto altro che pensare a lui, adesso esce di scena e va a buona domenica.

su letters, stupendo, film solidissimo

la reine
http://blog.alice.it/cinemax

Anonimo ha detto...

d'accordissio. il primo capitol m'era piaciuto proprio poco, ma questo è un capolavoro, stilistico e tematico. Watanabe lascia di stucco.o

Anonimo ha detto...

senza "forse". c'è da piangere.