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sabato, febbraio 02, 2008

Into the Wild

Credo che questo sia il decimo post che inizio a scrivere su Into the Wild e ogni volta che ne finisco uno, lo cancello dopo averlo riletto. Nonostante sia passata una settimana da quando sono andato al cinema a verderlo, una settimana trascorsa a riflettere, discutere e leggere a proposito del film, non riesco ancora a trovare le parole adatte per spiegare perché mi sia piaciuto così tanto, perché mi abbia tanto coinvolto. Ci provo.
Into the Wild racconta la storia (vera) di Chris McCandless (Emile Hirsch), un neo-laureato che decide di abbandonare la propria famiglia per andare a cercare sé stesso vagabondando in giro per gli Stati Uniti, avendo come meta finale l'Alaska e la vita in mezzo alla Natura selvaggia. Forte di uno pseudonimo creato ad hoc (Alexander Supertramp), il protagonista intraprende il suo viaggio lasciandosi egoisticamente alle spalle l'affetto della sorella e l'ipocrisia dei genitori, vero motivo della sua fuga dalla "normalità". Nonostante la serie di incontri che farà lungo la strada, tutti a loro modo importanti, deciderà comunque di proseguire imperterrito nella sua ricerca di sé.
Il pregio della regia e della sceneggiatura di Sean Penn sta nell’equilibrio con cui descrive il protagonista, di cui dà un ritratto a tutto tondo, portandone sullo schermo l’estremismo e la dolcezza, l’egoismo e la caparbietà. Pur elogiando l’impresa e lo spirito del giovane McCandless, Penn non gira un’agiografia, ma anzi riporta il personaggio a un livello più che terreno grazie al voice-over della sorella, che esplicita i motivi delle scelte del protagonista, ricordandone anche i limiti e le insite debolezze. Ma c’è di più. Oltre alla ricchezza e al fascino delle immagini sullo schermo, c’è un Emile Hirsch in stato di grazia, che recita con una naturalezza che non mi sarei aspettato e che mi ha convinto e colpito profondamente. Il tutto sulle note delle bellissime canzoni di Eddie Vedder, leader dei Pearl Jam, inspiegabilmente snobbato dalla Academy.

PS: Non l’ho riletto, con buona pace dei probabili refusi, perché so che altrimenti finirei per cancellare anche questo. Siate buoni, accontentatevi.

Voto: 9 / 10

2 commenti:

Anonimo ha detto...

ci accontentiamo! mi fa piacere ti sia piaciuto e anche io alla prima visione mi sono ritrovato senza poter e saper parlarne.

Anonimo ha detto...

mi accodo.nonostante le poltrone wagneriane dell'odeon, due ore e quello che sono mi hanno lasciato senza parole. Solo silenzio.